Un progetto di Sabina de Tommasi per il Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma

Il progetto si è sviluppato da febbraio a maggio 2010.
Questo blog è stato creato per riportare le varie tappe dei laboratori;
elencare le bibliografie costruite insieme ai partecipanti; mostrare foto e video;
dare modo di ascoltare la lettura dei brani scelti.

Dal 25 luglio al 12 agosto 2010 ha accolto alcune riflessioni e provocazioni sul tema dei teatri di cintura e in generale sul lavoro teatrale e culturale decentrato.
Ora vuole segnalare curiosità, percorsi di lettura, suggestioni, appuntamenti, tracce originali dei nostri viaggi. Mandate i vostri suggerimenti a tracciatidiviaggi@gmail.com

La serata di lettura condivisa di quest'anno al Teatro Biblioteca Quarticciolo si è tenuta il 21 aprile 2011. Titolo STORIE MINIME.



domenica 30 maggio 2010

Ci si sposta, si parte e si ritorna e...

nell’incontro c’è chi nota uguaglianze e chi vede diversità, chi particolarità, c’è chi è distratto, chi è attento, chi è arrabbiato, chi è sorridente, chi è indifferente, chi non vuole vedere. C’è chi si sente lontano, chi si sente vicino. Occhi grandi, piccoli, furbi. Odore di smog, di primavera, di piatti caldi appena cucinati, di aliti pesanti, di sudore, di profumi, barboni pregni, sfiati da grate su cui si cammina, gli umori della città o quelli del mare o quelli della campagna… Contatti da tram, fastidiosi, morbidi come divani su cui accomodarsi, insinuanti. Ritmi di lingue sconosciute, musica che esce dalle auricolari, frenate stridule, i banchetti dei cd di musica peruviana coi suoi pifferi diffusi come mcdonald.
Ci si sposta d’abitudine cieca, quando i tempi lenti non passano mai, quando si è già con la mente arrivati e si vorrebbe essere altrove. Si viaggia vedendo e ascoltando, si vive restituendo con corpo e parola ciò che si è osservato e che ci cambia nel qui e ora. Grazie per avermi fatto partecipare a questo cantiere d’espressione, a questo laboratorio libero che ha acuito i sensi e mi ha fatto guardare intorno nei luoghi dove vivo… allenarci a osservare è renderci consapevoli, quelle immagini sono solo ciò resta, quello che non si racconta siamo noi.
Patrizia Chiatti (partecipante al laboratorio 'Immagini da viaggio')

Lentamente muore che non viaggia:

progettare, costruire, seguire un binario, con un filo di paura sotto i fili paralleli del tram; partire, tornare, affrancarsi... le strade percorse sul tram ogni giorno non sono mai le stesse per nessuno: continuamente cambiano i nostri occhi con l'umore e con gli accadimenti, e il quartiere stesso si modifica allo sguardo, per chi passa, per chi ne fa parte, per chi arriva per la prima volta, per chi lo lascia, per chi ritorna... Seguiamo le curve del tram e cogliamo ciò che ci riservano le svolte, perché un bisogno indispensabile è quello di vivere.
Mara D'Aquila

lunedì 24 maggio 2010

scrivono di noi...

info.roma
L'unico
Nuovo Paese Sera
Il Foyer
Teatroteatro
Iris press
Chronica
Adnkronos
ilfattoonline
Redazione Italia
Giornale dello Spettacolo
ed anche:
E Polis del 25 maggio; Roma c'è del 26 maggio; Messaggero del 26 maggio; Leggo del 26 maggio; Corriere della sera del 27 maggio; City del 27 maggio; la Repubblica TrovaRoma del 27 maggio

giovedì 13 maggio 2010

ci siamo quasi....

Giovedì 27 maggio ore 19,00 presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo
presentiamo lo studio finale del Workshop ‘Immagini da Viaggio’ curato da Massimo Talone

Il mondo è un libro, e chi non viaggia legge solo una pagina.
Sant’Agostino

Un laboratorio sul viaggio, sulle immagini che un viaggio ci porta agli occhi, sulle relazioni che si possono intrecciare in un viaggio anche breve, anche ripetuto tutti i giorni per andare a scuola, al lavoro ...

Il nostro è stato un viaggio nel ‘tempo e nello spazio’.
Nel tempo perché abbiamo incontrato persone che negli anni si sono servite del tram n° 14, lo hanno guidato, lo hanno preso tutte le mattine, e queste ci hanno raccontato la loro esperienza
‘il loro viaggio’.
Nello spazio perché abbiamo percorso più volte il tragitto che compie da Viale Palmiro Togliatti alla Stazione Termini, uno spazio che rende così diversa questa città che sembra di passare da una città all’altra.
Abbiamo scattato foto (molte), girato video (brevi ma tanti), incontrato e intervistato persone (tante e diverse per età, storia e cultura), chiacchierato tra noi (molto), scambiato informazioni (tante) e quindi quello che vi mostriamo giovedì 27 è una piccola sintesi di questo periodo passato a ‘nutrire gli occhi’ di cosa c’è dentro e fuori della LINEA 14.

a conclusione dello studio aperto un piccolo aperitivo, per salutare tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questa esperienza

mercoledì 12 maggio 2010

Uno scambio d'arme (letterario) fra gentiluomini, di Massimiliano Malerba

L’autore quarto classificato al XV Trofeo RiLL racconta dal suo punto di vista la serata di letture condivise Parole da Viaggio, andata in scena venerdì 23 aprile 2010 al Teatro Quarticciolo di Roma. Massimiliano Malerba è stato sia adattatore e lettore (del racconto “Accadde fra le umide foreste di Madre Africa”, vincitore del XV Trofeo RiLL) che anche autore letto (il RiLLino Alberto Panicucci ha letto infatti il suo “Le stelle d’inverno”).

Quando Alberto Panicucci mi ha spedito la lista dei racconti RiLLici dalla quale selezionare il mio preferito, non ho avuto dubbi: le umide foreste di madre Africa mi avevano immediatamente affascinato.
Ero anche, devo dire, molto ammaliato dall’idea cavalleresca di difendere, proponendolo come fosse il mio, il racconto di un antagonista letterario: questa proposta mi è piaciuta subito, offrendomi lo spunto per diventare il lettore del racconto vincitore del XV Trofeo RILL, quasi fosse uno scambio d’arme tra gentiluomini (non v’è nulla da fare: il duello cortese rinascimentale è materia che mi attrae).

Bene. Il difficile doveva venire.
In primis, la forma teatrale. La lettura, si sa, è un fatto privato; l’evocazione emotiva che uno scritto ingenera nel lettore è una magia che si istaura di norma in via diretta, silenziosa, riservata, quasi pudica, tra il leggente e il libro. È un transfert, che il più delle volte non ammette estranei o terzi interlocutori. O per lo meno, lo fa con difficoltà. Arduo che un esperimento di lettura collettiva funzioni a dovere, perché quel rapporto diretto con il libro, la parola a dieci centimetri dal viso, l’odore di carta delle pagine, si perde.
Secondo, il taglio. Come ridurre un testo compiuto lungo dieci cartelle a poche righe, da leggersi nel giro di due minuti netti, senza violentarne l’essenza, senza conquistare l’ira dell’autore, conservandone le suggestioni letterarie?
Terzo, il ruolo. Diventare al contempo editor e lettore, presentare una storia nella storia, operare i tagli, trapiantare organi vitali di narrazione, discuterne con gli altri chirurghi (la regista, l’aiuto regista), affrontare i parenti (l’autore), far sopravvivere il paziente; ciò mi si chiedeva.

Mi incoraggio, quindi, e seleziono meglio che posso le frasi del racconto, cercando di mantenere una struttura che si auto sostenga: come dire, una trama. Niente di più sbagliato. All’arrivo in teatro, per discutere la selezione con l’aiuto regista, scopro che devo ricominciare da capo. Occorre fornire spunti, rielaborare, presentare lampi evocatori, non narrare. Di più: bisogna restare attinenti al tema, il viaggio. Via le grandi battaglie, i corpi che cozzano in fragorose mischie: meglio le liquide sponde del fiume africano, sinuose e lussureggianti di verzura, molto meglio le inquietudini notturne dei protagonisti che la luce della Luna tiene desti sul naviglio legnoso. Va bene. Leggo: due minuti e cinque. Niente male, ma posso fare di più (a casa, “facendo i cordoli” come Schumacher, scopro che posso scendere agevolmente sotto l’uno e cinquantacinque…).

Arriva il giorno.
Improvvisato lettore mi precipito al Teatro Quarticciolo con abbondante ritardo, trovo posto sul divano sotto i riflettori (e mi chiedo come fanno al Maurizio Costanzo Show a non sudare come lontre). Arriva il turno del “mio” racconto. Leggo, con grande emozione, la parte di testo che ho selezionato. E tutto, inspiegabilmente, funziona: la lettura collettiva genera una sensazione strana, bella, sincera, di essere parte di un tessuto connettivo, nel quale di quando in quando uno dei gangli sinaptici s’illumina, investendo gli altri, silenti ascoltatori con un’onda espansiva di emozioni; sempre diverse, sempre potenti, concentrate in pochissimi secondi, come impulsi sonar. Sembra di essere sospesi in un luogo senza tempo, in un buio illuminato da torce letterarie, dove voci che si accendono in ordine sparso leggono frammenti di vite altrui alla luce di piccoli lumini a batteria.
Viene anche il turno del mio racconto, Le stelle d’inverno: Alberto legge. È alle mie spalle, ma la sua voce si diffonde in tutto lo spazio, nella sala. E sentirsi leggere è una sensazione straniante, e al contempo dolce.

Dopo lo spettacolo, Francesco Ruffino mi fa notare che sono uno dei pochi autori ancora viventi, tra quelli selezionati per l’evento. In effetti, a leggere la lista, c’è da aver paura: nomi come Calvino, Seneca, Omero, Baudelaire, Pasolini, Hesse. C’è anche il buon vecchio Dante. E poi, Malerba. Luigi? No. Massimiliano. E chi è?, diranno gli astanti. Mi torna in mente la surreale scena dell’esame di maturità nell’indimenticabile Ecce Bombo di Nanni Moretti (“Porto un poeta moderno, Alvaro Rissa”; “E chi è??”; “Salve, sono Alvaro Rissa, il poeta”).

Nella pausa, un ricco buffet allieta gli affanni dei lettori e dei letti; sorrido, addentando un biscotto: perché si sa che il convivio, altrimenti detto “mangiata”, nella sua forma più alta fin dai tempi antichi ha stimolato le facoltà umanistiche.

pubblicato su RiLL.it nel maggio 2010

Una voce lontana, una sera a Roma..., di Luca Barbieri

L’autore vincitore del XV Trofeo RiLL racconta dal suo punto di vista la serata di letture condivise Parole da Viaggio, andata in scena venerdì 23 aprile 2010 al Teatro Quarticciolo di Roma. Il suo racconto “Accadde fra le umide foreste di Madre Africa” è stato adattato e letto da Massimiliano Malerba, altro autore premiato nel XV Trofeo RiLL.

La tecnologia, banale ma vero, ti permette anche di essere dove, fisicamente, non sei.
Un tempo nemmeno troppo lontano, per poter vivere soltanto un frammento dell’emozione di ascoltar leggere un proprio brano in un teatro dove non si poteva essere personalmente presenti, si doveva inviare un messo, istruirlo su cosa avrebbe dovuto ascoltare e come avrebbe dovuto farlo e, al suo ritorno, farsi raccontare le sensazioni vissute: emozioni di quarta mano, dunque, roba di poco valore. L’alternativa poteva essere quella di comprarsi un pappagallo, farlo arrivare in teatro ben chiuso dentro una voliera d’acciaio, costringerlo ad ascoltare le letture, farselo riportare indietro da un amico compiacente e sperare che l’animale ripetesse, in modo meccanico e con voce chiocciante, quello che aveva sentito: beh, in questo caso ammetto che lambiamo il limite del surreale.

Io, figlio del nuovo millennio, grazie a internet, mi sono limitato a sedermi su una comoda poltroncina dallo schienale morbidamente imbottito, ad indossare un paio di cuffie e a cliccare sul link del sito di Fusoradio. E, in questo modo, ho ascoltato quel che Massimiliano Malerba aveva da dirmi.

Rapide impressioni di viaggio, schegge di sensazioni vissute da un ragazzo in cerca di esotiche avventure, paesaggi ammirati dal bordo di una chiatta in viaggio lungo un limaccioso fiume africano, assurde storie di feroci pirati, di città abbandonate e di mari velenosi.
Questo aveva da dirmi Massimiliano; in parte cose sorprendentemente familiari. In parte, e non totalmente familiari, perché il sentirsi leggere è una sensazione straniante, che inganna i sensi, e nel farlo ti viene naturale chiederti chi abbia scritto quelle parole che si annodano tra loro in eleganti intrecci musicali, e perché lo abbia fatto, e cosa in realtà abbia voluto dire l’autore. Poi scopri (ricordi?, NdP) di essere stato tu a scriverle, e, incredulo, ti domandi come sia possibile che le tue parole abbiano un suono talmente bello e coinvolgente se lette da una voce altrui, un suono molto diverso da quello che avevano avuto rimbalzando all’interno del tuo piccolo cranio.

Dunque grazie per il regalo che mi è stato fatto, grazie ai ragazzi del RiLL e alla profonda voce romana di Massimiliano, grazie a Fusoradio e al Teatro Quarticciolo. E, infine, grazie a internet, perché di pappagalli da mandare a Roma proprio non ne avevo.

pubblicato su RiLL.it nel maggio 2010

lunedì 3 maggio 2010